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Sabato, 21 Settembre 2019 |
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Export Abruzzo: dopo 5 anni arriva il segno meno davanti a comparti trainanti
L’export abruzzese va giù. Dopo cinque anni di vacche grasse, con il vento in poppa dell’automotive a trainare tutto il resto, l’Abruzzo si ritrova nei primi sei mesi del 2019 a fare i conti con il segno “meno” davanti alle cifre che connotano il commercio dei nostri prodotti verso l’estero. E’ accaduto stavolta - spiega l’indagine realizzata per la CNA Abruzzo da Aldo Ronci su dati Istat - che gli incrementi delle produzioni legate a quattro o due ruote non compensino più le perdite di tutti gli altri comparti. “Nel primo semestre del 2018 - dice Ronci - l’export abruzzese ammontava a 4.467 milioni di euro, mentre nel primo semestre di quest’anno è stato di 4.383, registrando una flessione di 84 milioni, la sola degli ultimi cinque anni. In valori percentuali l’export abruzzese ha segnato una flessione dell’1,9%: dato in controtendenza con quello nazionale che è cresciuto del 2,7%. E va pure ricordato che nel 2018 l’export abruzzese segnò un incremento del 5,1%”. La brusca flessione, come detto, non può essere cercata nel fiorente mercato dei mezzi di trasporto l’auto, che tra gennaio e giugno hanno fatto segnato l’ennesimo record, con 71 milioni di euro di incremento, a fronte di una decrescita di tutti gli altri prodotti di ben 155 milioni. Per la prima volta, insomma, i guadagni del comparto leader (più 3,1%, contro la caduta nazionale del 6,8%) non sono riusciti a compensare il consistente decremento di tutti gli altri (7% di flessione, mentre l’Italia veleggia a +3,9%). I settori più falcidiati, dati Istat alla mano, sono abbigliamento (-21 milioni), apparecchi elettrici (-36), apparecchiature elettroniche (-29), articoli farmaceutici (-14), gomma e plastica (-23), macchine e apparecchiature (-54). Con il solo settore della pelletteria a fare da parziale contraltare grazie a un aumento di 8 milioni. Sulla carta geografica gran parte delle perdite si concentrano sul mercato tedesco: l’export verso la Germania, secondo lo studio, ha subito infatti un decremento di 88 milioni. Caduta dolorosissima, visto che proprio il paese guidato da Angela Merkel è il principale destinatario delle produzioni made in Abruzzo assorbendo ben il 19% del totale. Quanto alle province, a segnare le perdite più gravi sono Pescara (48 milioni) e Teramo (-19). In questo scenario consola in parte il comparto agro-alimentare, che passa da 295 milioni del primo semestre 2018 ai 297 del primo semestre 2019, registrando dunque un incremento di soli 2 milioni. |
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