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Decennale sisma 2009. Cgil Cisl Uil finanziano un Centro di formazione e ricerca sui disastri naturali
Il progetto "Territori aperti. Dati, conoscenze e lavoro per il progresso delle aree colpite da calamità naturali"
Il terremoto del 6 aprile 2009 ha colpito duramente la città dell'Aquila e un numero rilevante di centri minori dell'Abruzzo interno, provocando 309 vittime e danni gravi al patrimonio urbano e alle attività economiche e sociali. Altri terremoti hanno colpito più recentemente l'Italia centrale, causando perdite molto pesanti di vite umane e notevoli danni. Il processo di ricostruzione, faticosamente iniziato, richiede ancora tempi lunghi e risorse molto ingenti. Al tempo stesso i cantieri della ricostruzione materiale e immateriale del "cratere sismico" costituiscono un'opportunità straordinaria di valorizzazione delle energie imprenditoriali, culturali e sociali presenti nella comunità locale o attratte dall'esterno. La sfida è talmente impegnativa da richiedere una mobilitazione integrale delle competenze scientifiche e tecnologiche disponibili nel "sistema locale di innovazione", costituito dai centri di ricerca, dalla comunità imprenditoriale, dalle istituzioni e dalle associazioni di cittadini. E occorre andare oltre i confini del sistema locale, valorizzando i rapporti con i centri di competenza esistenti in altre parti del territorio italiano e all'estero. Lo strumento operativo per affrontare questa sfida è il progetto "Territori Aperti", nato da un'idea condivisa tra il Comune e l'Università dell'Aquila e attivato grazie a un finanziamento del Fondo Territori Lavoro e Conoscenza, costituito con una sottoscrizione tra i lavoratori iscritti a Cgil, Cisl e Uil. Si tratta di un Centro interdisciplinare di documentazione, formazione e ricerca che si porrà come nodo promotore di una rete internazionale di competenze su tutti gli aspetti della prevenzione e della gestione dei disastri naturali, nonché dei processi di ricostruzione e sviluppo delle aree colpite. La denominazione di "Territori Aperti" intende sottolineare l'idea che le sue attività siano basate sulla collaborazione con altri sistemi territoriali esposti ai rischi delle calamità naturali, a livello nazionale e internazionale, in uno spirito di condivisione sociale dei dati, dei metodi analitici e delle competenze generate dal progetto, secondo l'approccio della Open Science e della partecipazione informata dei cittadini alle scelte politiche. Il centro si baserà sulle competenze disponibili nell'Ateneo e nel Comune dell'Aquila, integrate da nuove figure reclutate con bandi per borse e assegni di ricerca, per posti da ricercatore a tempo determinato e contratti di collaborazione. L'inserimento del centro in una rete internazionale e la creazione di comunità interessate alle sue attività porranno le basi per la sua sostenibilità futura. Le attività del centro si articoleranno su tre moduli: - Un sistema informativo integrato aperto alla condivisione sociale. Si tratta in primo luogo di costruire un sistema organico di raccolta e condivisione sociale del materiale informativo (dati, informazioni qualitative e documenti) ritenuto utile per gli obiettivi del progetto. A questo scopo saranno applicate le tecnologie più avanzate di gestione, analisi e uso sociale dei dati, a cui si avrà accesso grazie alla collaborazione del Centro con i nodi del progetto europeo SoBigData (http://www.sobigdata.eu/). Ciò consentirà di mettere a disposizione dei cittadini, delle imprese, delle organizzazioni sociali e delle istituzioni il patrimonio di dati e informazioni sui disastri naturali e sui processi di ricostruzione, attualmente disperso tra fonti diverse e spesso sotto-utilizzate. Le tecnologie di analisi dei dati usate nel progetto consentiranno l'attivazione di comunità di utenti, che potranno in questo modo migliorare le proprie conoscenze e partecipare più efficacemente alle scelte politiche. In questa prospettiva, il Centro intende anche promuovere un accordo con l'Associazione nazionale dei Comuni italiani (ANCI) e la Regione Abruzzo, per dar vita a una rete tra i piccoli Comuni più esposti al rischio di calamità naturali (o più in generale caratterizzati da fragilità economiche e sociali);
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